Sarò schifato perché anni fa è
morto un uomo, massacrato a calci e bastonate, lasciato a marcire alla
periferia di Ostia.
Sarò schifato perché storie di
sesso omosessuale, prostituzione, tapparono i nasi - ma soprattutto gli occhi e
le menti - troppo raffinati per scavare un po’ in una tale sentina morale,
troppo raffinate per vedere dietro il bastone che ha colpito un braccio molto
più lungo. Era una storia sbagliata, per dirla alla De Andrè.
Ma per tutto ciò, per la morte di
Pasolini, potrei essere semplicemente triste, dispiaciuto, arrabbiato.
E’ infatti solo tra qualche ora
che sarò pienamente schifato.
Quando qualcuno vorrà cercare di
inquadrare la pulsione critica e analitica di Pasolini nel quadretto
preconfezionato di un intellettuale di sinistra e maledetto, dedito ai vizi del
sesso, del vino. (o della vita?)
Sin troppo facile.
Parlando di
Pasolini entriamo subito in labirintici percorsi.
Troppo spesso la
sua immagine è stata forma di ‘maledettismo’, noi abbiamo invece la possibilità
di restituire la grandezza di questo personaggio.
Un poeta che fa
della poesia uno spazio prezioso, ineffabile. La poesia diventa dialetto,
corporeità estrema, sessualità. [Nichi Vendola]
Quando qualcuno ripeterà fazioso
le puntigliose parole di “Vi odio cari studenti”, riducendo un pensiero così
profondo ad un additare “buoni” e “cattivi”.
E nessuno ricorderà il commento
dello stesso Pasolini: “nessuno dei
consumatori si è accorto che questa non era che una boutade, una piccola
furberia oratoria paradossale, per richiamare l'attenzione del lettore, e
dirigerla su ciò che veniva dopo. [...] il potere oltre che additare all'odio
razziale i poveri - gli spossessati del mondo - ha la possibilità di fare anche
di questi poveri degli strumenti, creando verso di loro un'altra specie di odio
razziale; le caserme dei poliziotti vi erano dunque viste come ghetti
particolari, in cui la qualità di vita è ingiusta, più gravemente ingiusta
ancora che nelle università.”
Quando qualcuno parlerà
sciattamente del “poeta delle borgate”, dando l’immagine di un Pasolini al
limite del folkloristico, che gioca all’intellettuale filantropo.
Ci si dimentica invece che solo
la ricerca profonda e cieca della Cultura, del Sapere, della comprensione di
qualcosa di più, ha portato Pasolini a indirizzare la sua ricerca verso l’Uomo
e vivere tra uomini
che non mi sono fraterni, eppure
sono
fratelli proprio nell'avere
passioni di uomini
che allegri, inconsci, interi
vivono di esperienze
ignote a me. Stupenda e misera
città che mi hai fatto fare
esperienza di quella vita
ignota: fino a farmi scoprire
ciò che, in ognun, era il mondo.
[PP. Pasolini, Il pianto della
scavatrice]
Il
problema è che non basta essere d’accordo con Pasolini.
Perché
veramente nella sua poesia il sentire umano e la parola convivono, “non c’è la
profezia laica ma c’è solo l’onestà straordinaria del connubio tra vita e
scrittura”.
E
quindi anche di me sono un po’ schifato: ora che metterò da parte queste parole
e tornerò a vivere con quegli stessi paraocchi che mi porto dietro sin dalla
nascita.
Federico Labriola
4 commenti:
Nel condividere il "disgusto" mi domando se sia il caso di tacerlo o di renderlo manifesto, di fare un "omaggio", di scrivere quattro righe in croce per mettere a posto la coscienza per il prossimi 20 o 25 minuti. Per ora taccio...
L'articolo è, come sempre, bellissimo.
Il problema è che il "disgusto" per ciò che hai fatto, o per meglio dire il "disincanto" evidenziato nel finale emerge non appena hai finito di scrivere.
A quel punto, tra lasciare morire una cosa nel cassetto e lasciarla svolazzare, nel dubbio lascio svolazzare...
[La captatio benevolentiae di solito non mette ad inizio discorso? =) ]
Complimenti per l'articolo! Hai uno sguardo critico e disincantato ma sincero.
Credo tuttavia che anche tra vita e lettura esista un profondo connubio: non provi tu stesso un bisogno di autenticità nella vita di tutti i giorni che trascenda queste belle parole?
Alberto
Grazie per i complimenti Alberto!
Ciò che penso è che Pasolini molto più di altri abbia lavorato tanto sulla propria sensibilità umana tanto su quella poetica.
Per questo dico: "Non basta essere d'accordo con Pasolini", perchè anche apprezzandone e sforzandomi di capirne il pensiero, capisco che lui è "oltre" .
Emerge il distacco tra quello che penso pensare - ispirato dalle sue parole - e quello che, sia per indole, sia per necessità, faccio nella vita di tutti i giorni.
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