domenica 25 novembre 2012

Primarie del centrosinistra, perchè votare.


Un milione e cinquecento mila italiani, alla vigilia di queste primarie, sono elettori di centro sinistra.   Due milioni o più forse, quando stasera alle 20 chiuderanno i seggi.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, anche se finirà a ballottaggio.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, anche se al ballottaggio vincerà  Renzi, o Bersani.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, anche se non ci sarà una maggioranza, ed ecco il famigerato Monti bis.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, anche se questa è la legge elettorale.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, anche se la Puppato è l’unica donna.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, anche se le chiamano primarie del PD, ma  Vendola è di SEL.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, anche se registrarvi online è inutile e dovete bere il caffè di corsa per andare a versare due euro e ritirare la ricevuta.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, anche se Berlusconi manda all’aria le primarie del PDL.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, anche se nel Pantheon di sinistra ci sono papi e cardinali.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, anche se Tabacci è il più marxista.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, perché i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, perché per abbattere “il muro di Berlino” dell’austerity c’è bisogno di un nuovo governo.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, perché bisogna capire cos’è l’Italiano medio senza Berlusconi.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, perché il clima di queste primarie è degno della Politica, termine per una volta usato in un’accezione positiva:  partecipazione democratica.  
 Votare a sinistra oggi è un voto utile, perché nel 2012 un ragazzo che porta i pantaloni rosa si suicida.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, perché chi restaura le tele di Raffaello e Leonardo, se è fortunato guadagna 5 euro all’ora.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, perché se ce l’ha fatta Hollande e se ce l’ha fatta Obama …
Votare a sinistra oggi è un voto utile, perché non tutti quelli che nascono in Italia, sono italiani.
Votare a sinistra oggi è un voto utile, perché  l’Italia ha bisogno di sinistra.
Perché mettersi in fila e condividere concretamente un cambiamento, è una sfida che, con tutti i suoi limiti, merita di essere condivisa fino il fondo.  Oggi c’è in ballo molto di più del nuovo leader  del centro sinistra, c’è in ballo la speranza di quei due milioni di elettori che hanno scelto di provare a costruire un’Italia migliore.

Lucia de Marco

venerdì 2 novembre 2012

Tra poche ore sarò schifato- La morte di Pasolini



Sarò schifato perché anni fa è morto un uomo, massacrato a calci e bastonate, lasciato a marcire alla periferia di Ostia.
Sarò schifato perché storie di sesso omosessuale, prostituzione, tapparono i nasi - ma soprattutto gli occhi e le menti - troppo raffinati per scavare un po’ in una tale sentina morale, troppo raffinate per vedere dietro il bastone che ha colpito un braccio molto più lungo. Era una storia sbagliata, per dirla alla De Andrè.

Ma per tutto ciò, per la morte di Pasolini, potrei essere semplicemente triste, dispiaciuto, arrabbiato.

E’ infatti solo tra qualche ora che sarò pienamente schifato.

Quando qualcuno vorrà cercare di inquadrare la pulsione critica e analitica di Pasolini nel quadretto preconfezionato di un intellettuale di sinistra e maledetto, dedito ai vizi del sesso, del vino. (o della vita?)
Sin troppo facile.
Parlando di Pasolini entriamo subito in labirintici percorsi.
Troppo spesso la sua immagine è stata forma di ‘maledettismo’, noi abbiamo invece la possibilità di restituire la grandezza di questo personaggio.
Un poeta che fa della poesia uno spazio prezioso, ineffabile. La poesia diventa dialetto, corporeità estrema, sessualità. [Nichi Vendola]

Quando qualcuno ripeterà fazioso le puntigliose parole di “Vi odio cari studenti”, riducendo un pensiero così profondo ad un additare “buoni” e “cattivi”.
E nessuno ricorderà il commento dello stesso Pasolini: “nessuno dei consumatori si è accorto che questa non era che una boutade, una piccola furberia oratoria paradossale, per richiamare l'attenzione del lettore, e dirigerla su ciò che veniva dopo. [...] il potere oltre che additare all'odio razziale i poveri - gli spossessati del mondo - ha la possibilità di fare anche di questi poveri degli strumenti, creando verso di loro un'altra specie di odio razziale; le caserme dei poliziotti vi erano dunque viste come ghetti particolari, in cui la qualità di vita è ingiusta, più gravemente ingiusta ancora che nelle università.

Quando qualcuno parlerà sciattamente del “poeta delle borgate”, dando l’immagine di un Pasolini al limite del folkloristico, che gioca all’intellettuale filantropo.
Ci si dimentica invece che solo la ricerca profonda e cieca della Cultura, del Sapere, della comprensione di qualcosa di più, ha portato Pasolini a indirizzare la sua ricerca verso l’Uomo e vivere tra uomini
   che non mi sono fraterni, eppure sono
    
    fratelli proprio nell'avere
    passioni di uomini
    che allegri, inconsci, interi
    
    vivono di esperienze
    ignote a me. Stupenda e misera
    città che mi hai fatto fare
    
    esperienza di quella vita
    ignota: fino a farmi scoprire
    ciò che, in ognun, era il mondo.

[PP. Pasolini, Il pianto della scavatrice]


Il problema è che non basta essere d’accordo con Pasolini.
Perché veramente nella sua poesia il sentire umano e la parola convivono, “non c’è la profezia laica ma c’è solo l’onestà straordinaria del connubio tra vita e scrittura”.
E quindi anche di me sono un po’ schifato: ora che metterò da parte queste parole e tornerò a vivere con quegli stessi paraocchi che mi porto dietro sin dalla nascita.

Federico Labriola 


giovedì 1 novembre 2012

Guida ai politologi virtuali


Sono ovunque, ovunque.
Qualsiasi sito, qualsiasi profilo, qualsiasi blog, ci sono loro: i politologi virtuali. Non mi riferisco a chi prova ad abbozzare “in privato” delle riflessioni per confrontarsi con i propri amici: è un ottimo modo di esporsi e imparare a dialogare. Non mi riferisco a quelle grandi pagine dedite all’informazione “libera” o “anticasta”: in fondo chi si occupa di quelle pagine lo fa a tempo pieno, ha l’occhio fisso sul counter delle visite e almeno si prende spesso la briga di fare interventi strutturati. Io parlo di un’altra specie: senza precise idee politiche, veloci nel commentare, pronti ad insultare o a diffondere “il verbo”.
Il politologo d’assalto: spunta come un fungo, commentando con sdegno da Alessandria le elezioni comunali di Molfetta, incriminando Renzi di non aver fronteggiato il mostro di Firenze, sostenendo che se guadagni più di 800 euro al mese non hai il diritto di parlare e....sì, chiaro: sei un massone!

Il politologo propositivo: inizia la maggior parte dei suoi interventi con: “C’è solo una cosa da fare...”. 
A questo punto, puoi anche aspettarti che proponga qualcosa di semplice, al limite ingenuo, ma realizzabile. E invece i suoi consigli sono: tutti a casa; tutti ai lavori forzati; bruciamo le banche boicottiamo le pompe di benzina; tutti i politici con 500 euro al mese; non paghiamo i debiti sovrani.Insomma, con certi statisti su Facebook, ti chiedi sempre come mai perdano ancora tempo dietro il computer e non conquistino il mondo.


Il politologo ripetitivo: ha fatto del detto “repetita iuvant” la sua filosofia di vita. Dal sito delle monache di clausura a “Quelli che il calcio”, continua a spargere link sull’uso medico della cannabis, sui complotti pluto-massonici, sul perché in Italia la benzina costa di più, su come ci stanno fregando tutti.


Perché questa carrellata?
Perché queste persone pensano di essere portatrici di una mente e di uno spirito critico, di essere i soli non assoggettati alle logiche dei potenti e del sistema.
E proprio ora che dire cose “anticasta” sembra un must irrinunciabile per tutti (politici compresi!), sento la pulsione di fare esattamente il contrario. Sento il bisogno di dire che forse dovremmo capire che è più utile spendere un pomeriggio al mese nella sede di una qualsivoglia associazione politica, piuttosto che tenere a tempo pieno comizi su internet. Sento il bisogno di dire che ci sono anche ragioni fondate per cui i politici debbano avere uno stipendio, anche di un certo ammontare.
Sento il bisogno di dire che se non ci prendiamo la briga di uscire una domenica mattina, un paio di volte al lustro, per votare, tutti i nostri appelli del tipo “non ci meritiamo questa classe politica”, meriterebbero come risposta una sonora pernacchia.


Federico Labriola