Sono ovunque, ovunque.
Qualsiasi sito, qualsiasi
profilo, qualsiasi blog, ci sono loro: i
politologi virtuali. Non mi riferisco a chi prova ad
abbozzare “in privato” delle riflessioni per confrontarsi con i propri amici: è
un ottimo modo di esporsi e imparare a dialogare. Non mi riferisco a quelle grandi
pagine dedite all’informazione “libera” o “anticasta”: in fondo chi si occupa
di quelle pagine lo fa a tempo pieno, ha l’occhio fisso sul counter delle
visite e almeno si prende spesso la briga di fare interventi strutturati. Io parlo di un’altra specie:
senza precise idee politiche, veloci nel commentare, pronti ad insultare o a
diffondere “il verbo”.
Il politologo d’assalto: spunta come un fungo, commentando con sdegno
da Alessandria le elezioni comunali di Molfetta, incriminando Renzi di non aver
fronteggiato il mostro di Firenze, sostenendo che se guadagni più di 800 euro
al mese non hai il diritto di parlare e....sì, chiaro: sei un massone!
Il politologo propositivo: inizia la maggior parte dei suoi interventi
con: “C’è solo una cosa da fare...”.
A questo punto, puoi anche aspettarti che proponga qualcosa di semplice, al limite ingenuo, ma realizzabile. E invece i suoi consigli sono: tutti a casa; tutti ai lavori forzati; bruciamo le banche boicottiamo le pompe di benzina; tutti i politici con 500 euro al mese; non paghiamo i debiti sovrani.Insomma, con certi statisti su Facebook, ti chiedi sempre come mai perdano ancora tempo dietro il computer e non conquistino il mondo.
A questo punto, puoi anche aspettarti che proponga qualcosa di semplice, al limite ingenuo, ma realizzabile. E invece i suoi consigli sono: tutti a casa; tutti ai lavori forzati; bruciamo le banche boicottiamo le pompe di benzina; tutti i politici con 500 euro al mese; non paghiamo i debiti sovrani.Insomma, con certi statisti su Facebook, ti chiedi sempre come mai perdano ancora tempo dietro il computer e non conquistino il mondo.
Il politologo ripetitivo: ha fatto del detto “repetita iuvant” la sua filosofia di vita. Dal sito delle monache di
clausura a “Quelli che il calcio”, continua a spargere link sull’uso medico
della cannabis, sui complotti pluto-massonici, sul perché in Italia la benzina
costa di più, su come ci stanno fregando tutti.
Perché questa carrellata?
Perché queste persone pensano di
essere portatrici di una mente e di uno spirito critico, di essere i soli non
assoggettati alle logiche dei potenti e del sistema.
E proprio ora che dire cose “anticasta”
sembra un must irrinunciabile per
tutti (politici compresi!), sento la pulsione di fare esattamente il contrario. Sento il bisogno di dire che
forse dovremmo capire che è più utile spendere un pomeriggio al mese nella sede
di una qualsivoglia associazione politica, piuttosto che tenere a tempo pieno
comizi su internet. Sento il bisogno di dire che ci sono anche ragioni fondate
per cui i politici debbano avere uno stipendio, anche di un certo ammontare.
Sento il bisogno di dire che se non
ci prendiamo la briga di uscire una domenica mattina, un paio di volte al
lustro, per votare, tutti i nostri appelli del tipo “non ci meritiamo questa
classe politica”, meriterebbero come risposta una sonora pernacchia.
Federico Labriola
2 commenti:
ahahah sono fiero di essere un politologo d'assalto! tutto verissimo, condivido al 1000%.
Marco
hai colto nel segno!
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