giovedì 1 novembre 2012

Guida ai politologi virtuali


Sono ovunque, ovunque.
Qualsiasi sito, qualsiasi profilo, qualsiasi blog, ci sono loro: i politologi virtuali. Non mi riferisco a chi prova ad abbozzare “in privato” delle riflessioni per confrontarsi con i propri amici: è un ottimo modo di esporsi e imparare a dialogare. Non mi riferisco a quelle grandi pagine dedite all’informazione “libera” o “anticasta”: in fondo chi si occupa di quelle pagine lo fa a tempo pieno, ha l’occhio fisso sul counter delle visite e almeno si prende spesso la briga di fare interventi strutturati. Io parlo di un’altra specie: senza precise idee politiche, veloci nel commentare, pronti ad insultare o a diffondere “il verbo”.
Il politologo d’assalto: spunta come un fungo, commentando con sdegno da Alessandria le elezioni comunali di Molfetta, incriminando Renzi di non aver fronteggiato il mostro di Firenze, sostenendo che se guadagni più di 800 euro al mese non hai il diritto di parlare e....sì, chiaro: sei un massone!

Il politologo propositivo: inizia la maggior parte dei suoi interventi con: “C’è solo una cosa da fare...”. 
A questo punto, puoi anche aspettarti che proponga qualcosa di semplice, al limite ingenuo, ma realizzabile. E invece i suoi consigli sono: tutti a casa; tutti ai lavori forzati; bruciamo le banche boicottiamo le pompe di benzina; tutti i politici con 500 euro al mese; non paghiamo i debiti sovrani.Insomma, con certi statisti su Facebook, ti chiedi sempre come mai perdano ancora tempo dietro il computer e non conquistino il mondo.


Il politologo ripetitivo: ha fatto del detto “repetita iuvant” la sua filosofia di vita. Dal sito delle monache di clausura a “Quelli che il calcio”, continua a spargere link sull’uso medico della cannabis, sui complotti pluto-massonici, sul perché in Italia la benzina costa di più, su come ci stanno fregando tutti.


Perché questa carrellata?
Perché queste persone pensano di essere portatrici di una mente e di uno spirito critico, di essere i soli non assoggettati alle logiche dei potenti e del sistema.
E proprio ora che dire cose “anticasta” sembra un must irrinunciabile per tutti (politici compresi!), sento la pulsione di fare esattamente il contrario. Sento il bisogno di dire che forse dovremmo capire che è più utile spendere un pomeriggio al mese nella sede di una qualsivoglia associazione politica, piuttosto che tenere a tempo pieno comizi su internet. Sento il bisogno di dire che ci sono anche ragioni fondate per cui i politici debbano avere uno stipendio, anche di un certo ammontare.
Sento il bisogno di dire che se non ci prendiamo la briga di uscire una domenica mattina, un paio di volte al lustro, per votare, tutti i nostri appelli del tipo “non ci meritiamo questa classe politica”, meriterebbero come risposta una sonora pernacchia.


Federico Labriola

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ahahah sono fiero di essere un politologo d'assalto! tutto verissimo, condivido al 1000%.

Marco

Roberta ha detto...

hai colto nel segno!

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