Tanto rumore per (quasi) nulla. Le promesse dei partiti sulla revisione del sistema dei rimborsi elettorali restano, almeno per ora, soltanto tali. Così ha deciso la commissione dei “tecnici” di Pd, Terzo Polo e Pdl al termine di un lunghissimo incontro tenutosi nella giornata di Giovedì 13 Aprile. Ogni decisione relativa ad eventuali tagli ai rimborsi elettorali è stata rinviata a Maggio e non sarà dunque contemplata nel decreto semplificazioni fiscali. Non è bastato nemmeno il richiamo del Consiglio d’Europa a sollecitare la classe politica: tra il 1994 e il 2008 2,25 miliardi di euro hanno ingrassato le casse dei partiti contro 570 milioni di spese sostenute. Questo fiume di denaro fa parte del “rimborso delle spese per consultazioni elettorali e referendarie” introdotto dopo che un referendum nel 1993 aveva abrogato la legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Anche se di “rimborso” tutti questi soldi hanno ben poco: secondo le stime della Corte dei Conti l’avanzo dei partiti, sulle spese sostenute per le elezioni politiche del 2008, corrisponderebbe ad addirittura 1,9 miliardi. Sono in molti ormai a sostenere l’iniquità dell’intero sistema dei finanziamenti pubblici ai partiti: un sistema che favorirebbe una gestione poco trasparente dei fondi, una deriva lobbistica e consociativa da parte della classe dirigente e la scarsa partecipazione dei cittadini alla politica.
C’è senza dubbio del marcio nel sistema dei “rimborsi”; ma mettere in discussione il principio per cui chiunque s’impegni nell’attività politica possa beneficiare dell’aiuto dell’erario rappresenta ugualmente un pericolo nel quale non possiamo incorrere. Fare tabula rasa del sistema dei finanziamenti pubblici significa rischiare che i partiti si compromettano con le logiche dell’interesse privato. Significa penalizzare le nuove formazioni politiche o i candidati privi di platee “clientelistiche”. Ma i partiti hanno ovviamente approfittato di tutto questo trasformando un principio teoricamente giusto in una contraddizione in termini.
Come ha scritto Giuliano Balestreri su LaRepubblica i soli rimborsi ai partiti basterebbero per la copertura della riforma del lavoro o nuovi ammortizzatori sociali. Ci chiediamo come facciano ABC (al secolo Alfano, Bersani e Casini) a non rabbrividire nel raffrontare questi dati alle stime sul numero degli “esodati”, rimasti senza lavoro e pensione.
La risposta che i partiti hanno dato ha soddisfatto solo pochi: da quest’anno una commissione costituita da Presidenti di Corte dei Conti, Consiglio di Stato e Corte di Cassazione esaminerà i bilanci dei partiti del 2011. Ma eventuali irregolarità verranno sottoposte dalla commissione ai presidenti di Camera e Senato, incaricati di applicare le sanzione. Come a dire che se la suonano e se la cantano da soli. Inoltre rischia di saltare anche l’impegno dei partiti di rinunciare all’ultima tranche di pagamenti prevista per quest’anno.
Più coraggio ha mostrato Antonio Di Pietro che prima ha lanciato un referendum per l’abrogazione della legge attuale, poi ha promesso di devolvere i rimborsi garantiti all’Italia dei Valori al Ministero del Lavoro.
L’impressione di sfiducia resta comunque molto forte: dopo gli scandali Lusi e Belsito, accusati di fare uso privato del denaro delle casse di partito, i politici che sostengono la maggioranza avrebbero dovuto calcare la mano e cercare un accordo più coraggioso.
Merce rara, ai giorni nostri, il coraggio sugli scranni del Parlamento.
Alberto Donadeo
4 commenti:
Il degrado della nostra classe politica non porta solo danni economici e sprechi di non poco conto (basterebbe dimezzare la corruzione e vedi come i soldi si trovano), ma anche fenomeni di qualunquismo che mi mi rattristano ma che sembrano quasi giustificati.
Anche io sarei molto indeciso nella canina elettorale
Comunque gran bell'articolo!
Giovanni
Non si tratta di una prova di coraggio mancata ma una difesa di una rendita di posizione, del potere nel senso peggiore.
Le fondazioni che prolificano a vantaggio di qualcuno nella più completa inutilità sono lo strumento di questo potere. Ladri a parte.
Il risultato è la repulsione per la politica e non solo verso i politici, una classe che, approfittando di una indegna legge elettorale (ma anche prima non scherzavano) si è costruita un sistema autoreferenziale per cui questi deputati che ingiustamente si vantano di essere gli eletti dal popolo (una ragione portata contro il governo dei tecnici che non avrebbe la loro consacrazione popolare. Queste affermazioni vengono ripetute senza ritegno alcuno) si ritengono autorizzati a decidere per noi.
Il qualunquismo che loro stessi coltivano è in questo momento un pericolo grave come la crisi economica. I politici non accettano l'idea di avere gli stessi diritti e doveri dei cittadini. Siedono in parlamento per una vita e vivono in un mondo ovattato. E sono anche taccagni, considerando i loro stipendi, se riescono anche a fare chiudere per mancanza di lavoro la buvette dove si servivano pranzi di lusso a 10€ perché ora ne dovrebbero pagare 30 di euro.
Definirli morti di fame nel senso più offensivo delle parole è poco.Lo sono soprattutto moralmente.
E sono molto suscettibili: se riescono a scoprire chi gli ha pagato o ristrutturato la casa lo denunciano immediatamente.
Speriamo che questa deriva anti-politica possa finire presto
I partiti stanno perdendo sempre di più la fiducia degli elettori e non stanno capendo che con queste mosse la perderanno sempre di più... pensano ormai a sopravvivere (vedi la bozza della nuova legge elettorale)...
Il problema a cui si fa riferimento è un problema che è nel cuore e nella testa degli italiani. Non in quella di tutti, forse quelli più ipocriti e manichei.
Il sistema dei rimborsi elettorali è stato pensato per garantire la libertà dei politici dalle lobby. Questo nella realtà non è vero. Il sistema italiano di rappresentanza degli interessi particolari (le lobby buuuuuu! l'uomo nero) non ha una vera e propria organizzazione. è svolto quotidianamente ben lontano dalle fasce di luce di pubblicità e trasparenza da persone che vengono etichettate come "faccendieri" quando in realtà fanno un lavoro importantissimo ed essenziale per la vita democratica. In Europa il sistema è ben regolamentato, in America il sistema ne è rimasto imprigionato. Noi italiano continuiamo a sdegnarci per le cose sbagliate e con i modi sbagliati, perché ci fanno paura alcuni termini e temi che nel resto del mondo sono normali e poi chiudiamo tutti e due gli occhi ad ogni legge finanziaria quando i nostri deputati e senatori compiono il famoso "attacco alla diligenza" tentando di fare pressione per gruppi di potere che sia lo Stato (quello marcio si intende oh!) e gli stessi gruppi, hanno interesse di far rimanere nel cono d'ombra. Così noi ragazzi continuiamo a sdegnarci a vuoto.
Posta un commento