Il fallimento della democrazia nel nostro paese si accompagna alla desolante decadenza dello stato della cultura e dell’istruzione. L’imperativo “crescere per crescere”, la nevrotica corsa verso il profitto immediato, taglia le radici culturali e la memoria storica in favore di abilità pratico-scientifiche, idonee alla produzione del bene materiale ed economico. E’ da questa idea che nasce la scuola come “azienda”, fabbrica di “utenti” e “numeri” non di cittadini. In merito a questi temi pubblichiamo l’articolo di Mattia Schino, che riporta la sua esperienza di studente nel nuovo modello di scuola che si va affermando; con la speranza di nuove collaborazioni esterne rivolte a tutti coloro desiderino partecipare e arricchire il nostro dibattito.
Il sapere, la conoscenza e l’istruzione sono alla base di fenomeni dinamici spesso fraintesi e confusi fra loro, senza reale cognizione di causa e privi di qualsiasi linea d’identità. Alcune domande ci servono per avere un’idea del panorama effettivo di quella che è oggi l’esperienza degli studenti. Che scuola vogliamo per il futuro? Che modello di apprendimento desideriamo per le generazioni dell’avvenire? Vogliamo realmente dei banchi che servano solo per riscaldarci le natiche e prendere la forma dei nostri fallimenti, o forse aspiriamo a una scuola che sia soprattutto sostegno, guida e risorsa nel nostro cammino? Chi ci sta aiutando in questo percorso? Chi ci è concretamente e onestamente vicino? Chi non ci vuole tagliare le gambe prima ancora di prendere il volo? Chi ci insegna davvero? Chi mantiene una propria integerrima etica professionale di docente e non si lascia trasportare dalle logiche della corrente? Chi ancora si fa garante dell’onestà intellettuale, preoccupandosi di presentare il vastissimo panorama della classicità e della cultura in generale con una parvenza almeno di imparzialità e oggettività? Chi cresce insieme a noi, chi riconosce che valutare non significa assolutamente giudicare, bensì patire insieme fatiche e frutti dell’insegnamento? Chi ritiene di essere legato a noi studenti per effetto di una salda ed energica vocazione professionale? … Chi ce l’ha ancora tale vocazione? Chi è disposto a donare passione per la disciplina di cui s’interessa, a trasmetterla a noi in atteggiamento di proposta, a darci una tangibile speranza e un segno concreto che la mattina non veniamo qui per perdere tempo?
Basta con la scuola del profitto che sopprime il merito vero, che preferisce i numeri della quantità agli spazi fertili della qualità! Basta con l’indottrinamento dell’utilità, basta con lo sforzo sproporzionato di forgiare fenomeni da baraccone saturi di nozionismo, anzi che cittadini veri del mondo e della società civile! Basta con le presunzioni di sapere, basta con il considerarci cifre apatiche di un’equazione (la scuola) che è tutta in sé un’incognita! Basta al nepotismo, basta alla proliferazione delle raccomandazioni (già da ora!) , basta con l’atteggiamento di negligenza e insofferenza nei riguardi di chi è davvero ben disposto a imparare per la vita! Basta con il tapparci la bocca e il dirci “Tacete!” solo in virtù di un apatico e obsoleto principio di autorità, per il quale siamo tutti tenuti a sottostare acriticamente a disposizioni contro la morale e il buon senso comuni! Basta a credere che la scuola sa fatta dai dirigenti e dai poteri forti. La scuola siamo noi, studenti, alunni, il motore della conoscenza senza il quale null’altro ha natura di esistere: noi non costruiremo il nostro futuro sulle macerie del vostro nulla! Si tratta di un modello che è già in crisi, anzi in pieno fallimento; quel modello che vede la scuola come un’alternativa S.p.A., come un insieme disorganico di azioni e compravendite. Una ‘scuola-azienda’ che ci fa merce di scambio. Una scuola che è prodotto da vendere, facile da usare, facile da consumare: … Pensate voi che leggete: In una classe l’insegnante si aspetta di essere ascoltato. Lo studente pure. (E. Abbè)
Mattia Schino