giovedì 17 novembre 2011

Il fallimento della Democrazia: cosa sarà l'Italia del "Dopo Silvio".

Stiamo vivendo giorni che cambiano la storia di un paese: chi più chi meno ne siamo tutti consapevoli. Si chiude il sipario della politica d’avanspettacolo del governo Berlusconi, lasciandosi dietro quello strascico d’amarezza, e umiliazione che in questi anni hanno piegato il nostro paese. Come sarà ora, l’Italia del “Dopo Silvio”? Lo scenario che ci si presenta è  desolante.  Le dimissioni di Berlusconi infatti non sono nate da una riscossa dell’opposizione, da una rinnovata fiducia dei cittadini nella politica, da un processo dal basso che fosse riuscito  ad imporre all’attenzione delle classi dirigenti la manifesta esigenza di cambiamento del popolo. Le dimissioni di Berlusconi sono il risultato della legge del mercato, che prima di noi cittadini ha saputo dirgli “esci di scena”. E nel baratto spread \ democrazia  siamo tutti perdenti: stiamo assistendo al fallimento della democrazia e della politica in Italia.  Il cittadino che si affanna inerme di fronte alle immagini televisive  e leggendo le righe dei quotidiani  senza alcuna possibilità di intervenire nelle sorti del suo paese, ne è l’esempio e il simbolo più evidente. E ancor più lo è l’incapacità delle parti politiche di tutti gli schieramenti di saper guidare il paese in una situazione d’emergenza.  L’urgenza degli eventi che in tempi lampo ci hanno imposto delle scelte forti, ha lasciato il cittadino disorientato di fronte al mondo dell’economia ai più sconosciuto, e di fronte alla nascita di un nuovo governo, il cui leader anch’esso è ai più sconosciuto.  I tempi del mercato non ci  hanno concesso di dire la nostra: organizzare nuove elezioni avrebbe violato le scadenze serrate ai cui l’economia italiana  è necessariamente sottoposta. Unica possibilità: un governo tecnico. In tempi record il presidente della repubblica ha reso Monti senatore a vita, poi lo ha incaricato di formare il nuovo esecutivo. Chi sono dunque gli uomini che ci governano? Sono diciassette , quattordici uomini e tre donne, cattolici, rettori di università, economisti, banchieri; il loro leader Mario Monti, presidente dell’università Bocconi, commissario per l’Unione Europea, uomo distinto, autorevole a cui il Parlamento il 16 Novembre concede la fiducia. Certamente l’impatto estetico, propriamente visivo, è forte: il grigio, la sobrietà e la dignità del nuovo governo Monti non può che farmi sentire sollevata al ricordo della “pacchianeria sgargiante”* del governo Berlusconi, al ricordo delle facce della Gelmini, della Carfagna, della voce di La Russa e di Tremonti; ma mettendo da parte per un secondo la generale ammirazione destata dall’alto livello qualitativo del nuovo collegio dei ministri, mi è impossibile non rimarcare ancora una volta il mio rammarico per la totale assenza delle parti politiche in questo governo, governo che è il risultato dell’antipolitica,  dilagante nel nostro paese.  Il nuovo esecutivo ha ottenuto la fiducia in parlamento, ma ha la fiducia diretta dei cittadini? In questa momentanea sospensione della democrazia non ci resta che sperare, se pur circondati da tutti quei leciti dubbi che oggi si muovono nelle varie frange dell’opinione pubblica.

* Michele Serra in Repubblica del 17\11\2011

Lucia de Marco

11 commenti:

Bianca Buccioli ha detto...

Tecnocrazia. Una delle parole più abusate in questi giorni, e che nel giro di 48 ore si è sostituita alla parola democrazia, e non solo sui giornali. Questo è quello che personalmente mi preoccupa. Certamente tiro un sospiro di sollievo nel vedere il buffone di corte ritirarsi sconfitto nelle sue stanze, dinanzi al biasimo della folla inferocita. Quella stessa folla che tra un insulto e l’altro, stappa bottiglie di spumante, sventola bandiere, canta l’inno italiano, si aggira per le strade di Roma innalzando cori da stadio: sintomo di un’esasperazione che non poteva contenersi ancora. Tuttavia nel vedere questa folla il mio è un sorriso dal retrogusto amaro. Come abbiamo assistito impotenti all’ascesa di Berlusconi, così assistiamo al suo declino (speriamo!). E ugualmente inermi assistiamo all’avvento dei Tecnici. Figure a cui l’Italia del berlusconismo non è abituata, poiché da troppo tempo occupata a districarsi tra barzellette, prostituzione, rapporti di clientelismo, corruzione, e una politica che si fa sempre più davanti alle telecamere e non nei luoghi della democrazia. E’ evidente che dinanzi a questo scenario, l’avvento di figure dall’altro profilo culturale, e dal curriculum invidiabile appare un miracolo. Ma riflettiamo su queste figure: appartengono tutte allo stesso paradigma, quello del liberismo, provengono tutti dallo stesso ambiente culturale. Si tratta di manager, economisti, cattolici, le cui competenze sono sì un pregio, tuttavia non sono né neutre, né neutrali. Ed è questo che preoccupa così come il fatto che la laicità resta tabù, e la sinistra non è contemplata. La totale assenza delle parti sociali, il silenzio assordante che proviene da quella che dovrebbe essere l’alternativa politica non ci lasciano che la speranza. La speranza che questo pausa (mi auguro breve) della democrazia, possa servire alla democrazia stessa a rigenerarsi dal profondo e tornare ad essere vincente in quello che tu chiami “il baratto” con lo spread.
Con affetto, Blanche ☺

Anonimo ha detto...

per me la democrazia è morta con la legge 270/2005 sul sistema elettorale. da allora non mi sono mai sentito rappresentato e tutelato da nessuna "rappresentanza politica" (sia di sinistra che di destra). siamo stati governati da pupazzi incompetenti e veline da vetrina, imposti dal conflitto di interesse dei potenti (per non parlare dei cosiddetti poteri forti). con questo governo tecnico finalmente un CDM formato da professionisti, massimi esperti e professori rinomati. e la rappresentanza politica? sinceramente... non c'è mai stata, come l'opposizione. adesso ci vogliono solo fiducia e pazienza!

MarcoR :)

niccolò e giuseppe ha detto...

tecnocrazia, retaggi del positivismo, la morte della filosofia e il trionfo della politica moderna. A mio avviso c'è poco da festeggiare. è stata sancita la morte della nostra politica incapace di prendere posizione, incapace di rappresentare e di creare. Il parlamento è il vero nemico non il governo. Come sempre è la sinistra la vera vittima: una sinistra fatta di tecnocrati, chiacchieroni e populisti, una sinistra incapace di farsi portavoce fattizzio delle esigenze del paese, una sinistra schiacciata dal partito più insulso del secolo, la lega. Dove è finita la filosofia politica? Morta dove era nata, lì dove la politica ha fallito, in Grecia. Assistiamo ad un'appiattimento del mondo sulle questioni economiche liberiste ultima frontiera dell'alienazione umana. Ci interroghiamo sempre sulle personalità che si avvicendano al potere, sui programmi proposti e sulla scelta dell'altrernativa migliore. Sempre pronti a sventolare una bandiera, a scegliere un colore, uno schieramento,ma incapaci di prendere la vera posizione possibile: so di non sapere, ma so che la soluzione si cela dentro di me, dentro ognuno di noi. L'economia è qualcosa di complesso e incomprensibile ai più, tuttavia ha il suo fondamento nelle scelte e nelle emozioni di ognuno di noi. l'hanno mascherato bene questo potere,l'anno segmentato e poi ci hanno divisi. ci dicono che le decisioni si prendono altrove, che la responsabilità è sempre di qualcosa di lontano ed inafferabile, ma la verità è che una piccola parte di potere( di poter fare) risiede in noi e nulla di artificioso può mai eguagliare questa forza. E per questo motivo la reponsabilità del disastro è solo nostra, non è di berlusconi, la sovranità appartiene a noi e pertanto noi ne siamo i carnefici.

Per completare:
Assistiamo ad un'appiattimento del mondo sulle questioni economiche liberiste ultima frontiera dell'alienazione umana. La Finanza, da strumento preferito del mondo globalizzato, per quanto indispensabile, si è trasformata in una spada di Damocle che pende sul nostro futuro. Il debito pubblico che è stato un propellente essenziale dello stato sociale, del quale l'Italia è sempre stata un meritevole esempio, si è traformata in una minacciosa Chimera. Dalla dittatura del populismo siamo stati catapultati nel governo dei tecnocrati, nel governo degli optimates, dei competenti. Dire che l'oligarchia sia un fallimento della democrazia equivale a dire che l'acqua ha un 100% di uminidità. La nostra sfida è di renderci più consapevoli, non chiacchierando in discussioni di Pub, siano esse condotte veramente su un tavolo di legno o su un Blog, ma renderci coscienti del ruolo che NOI saremo chiamati a ricoprire senza lasciare all'incomprensibilità dello spread-ocabolario di dominarci. Dobbiamo prepararci senza appiattirci e sottometterci alla cieca alienazione: il voler vedere bruciare il sistema o dire che il sistema è l'unica frontiera. Bisogna alzare la testa e non essere dei cinici maiali populisti e qualunquisti, di qualunque colore essi siano, ma essere duri ed efficenti, come il nouovo governo almeno nelle apparenze ci sta dando esempio. Mi sento in dovere di richiamare quello che Serra ha scritto oggi sull'Amaca: ci siamo stupiti che questa elite di anziani accademici e tecnocrati possano essere di così alto profilo. Come spesso accade Ci troviamo d'accordo con Serra. In Italia ci siamo troppo spesso annoiati in chiacchiere da Pub lasciando ai maiali la real politique, abbiamo abbandonato l'idea di una classe dirigente seria. è nostro dovere verso noi stessi, i nostri figli, ed anche ahimé i nostri genitori tornare ad essere classe dirigente competente attiva e seria.

Niccolò Ciuffreda e Giuseppe Fersini
(a quattro mani e due teste diverse ma unite)

tito santoni ha detto...

Auguriamoci che sia veramente la fine del berlusconismo e non solo l'inizio della fine.
Non ha perso un momento per dire che staccherà la spina quando vuole, naturalmente smentendo subito dopo; notevole la risposta di Monti quando ha chiesto se la spina da staccare sarà quella del polmone artificiale.
Ha ragione l'anonimo qui sopra, con questo sistema elettorale la democrazia è partitocrazia, è morta. Inoltre saremmo disposti a dire che fino ad oggi siamo stati governati da una democrazia? Erano solo burattini ricattati, lusingati dalle mani del burattinaio che con le sue televisioni mostrava agli italiani la sua realtà. Una specie di Truman show; ora siamo arrivati alle pareti finte di quel mondo e abbiamo scoperto che la verità è un'altra.
Io penso che questo governo, sentendo le persone, abbia maggior sostegno popolare di quanto non lo avesse il precedente "democratico".
Non dobbiamo dimenticare che cosa è successo quando Padoa Schioppa, Prodi, Visco hanno tentato di prendere per tempo le contromisure ai guai che stavano incombendo. "Fate qualcosa di sinistra" era il più lusinghiero giudizio che veniva da sinistra, da intellettuali di sinistra come Moretti. "Mettono le mani nelle tasche degli italiani" dicevano gli altri.
Non possiamo che recitare un mea culpa e smettere di pensare che a pagare siano gli altri. L'importante, ora, è che il tutto venga fatto con maggiore equità.
Tenete presente che il governo rimane sempre sotto scacco delle forze politiche, i ricatti incrociati si sprecheranno.
E' il governo che raccoglie le maggiori speranze possibili, tiene aperto il dialogo con tutti, forze sindacali comprese, giovani, donne, ha risollevato il nostro orgoglio di essere italiani. NON SIAMO TUTTI COME BERLUSCONI abbiamo detto. E gli altri ci credono (io mi sono sentito umiliato quando all'ultimo G8 - o G 20 che sia - tutti i capi di stato fingevano di non conoscere Berlusconi e gli giravano le spalle quando questi si avvicinava).
Abbiamo rotto il giocattolo e ora possiamo sperare che qualcuno rimetta insieme i cocci.
Non diciamo che la democrazia è morta, forse ce ne è più ora che qualche mese fa, con forze politiche che speriamo abbiano capito la responsabilità che hanno di fronte ai cittadini.

Federico ha detto...

Io non sono tanto d'accordo con espressioni tipo "sospensione della democrazia" o addirittura "morte della democrazia".
Per un motivo probabilmente stupido, ma che secondo me ha una sua coerenza:
COSTITUZIONE
art.1 L'Italia è una repubblica DEMOCRATICA fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei LIMITI della Costituzione.
art. 87 Il Presidente della repubblica Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.
Ora, non so se l'ultimo riferimento è giuridicamente corretto (non studio legge), ma non dobbiamo dimenticarci che il governo Monti è stato di fatto istituito dal nostro Presidente della repubblica che, fino a prova contraria, è il garante della costituzione che a sua volta è in difesa della democrazia, quale elemento portante della repubblica italiana.
Quindi, in definitiva, mi rifiuto di pensare che il nostro presidente della repubblica abbia agito contro la democrazia in italia.

Alice ha detto...

Fierezza di essere italiani,sensazione di riscatto dalle umiliazioni,anelito di vera libertà,illusione di successo, felicità raggiante ,contagiosa,condivisa. Ecco cosa dominava la folla giubilante del 16 novembre .

Guardando quelle immagini ,in un primo momento, non ho potuto fare a meno di sorridere e di lasciarmi coinvolgere e trasportare da quella gioia sconfinata. Velocemente però l’estasi è tramontata e ho cominciato a rifletterci su,seriamente.

Quella gente non rappresenta altro che un popolo sconfitto, che non è stato mai ascoltato, che non è riuscito a cambiare le cose come invece ha fatto il mercato. Un popolo che se prima era rappresentato da pupazzi che inspiegabilmente aveva eletto, ora non ha più voce in capitolo e paradossalmente è “rappresentato” da ministri validi e competenti. Un popolo esaltato,infervorato che nasconde il retrogusto amaro del declino della democrazia.

Ciò che più mi rammarica è inoltre il fatto che ,quest’episodio più di ogni altra cosa, conferma la tesi sostenuta da molti : la politica, i media e inevitabilmente la maggior parte degli italiani negli ultimi anni si è limitata a pensare a Berlusconi, alla sua disgustosa vita privata,alle sue leggi , alle sue battute ..nel frattempo il paese è andato allo scatafascio e ora ripetiamo l’errore illudendoci del fatto che, non essendoci “Lui”,la situazione è risolta. Ciò che intendo è : d’accordo si può essere contenti, è finita un’era ma non bisogna esagerare. Berlusconi si è dimesso,tanto di guadagnato ma l’Italia è alle pezze,è un paese claudicante sull’ orlo di un precipizio, una nazione ,con una politica avvilente, a cui non resta che sperare : c’è poi così tanto da festeggiare?

Anonimo ha detto...

Meglio la cosiddetta morte della democrazia o la democrazia in mano ad un popolo che è formato in gran parte da gente che ha votato Berlusconi per anni e gente che non si intende né di politica né di economia (come è normale che sia d'altronde, mica tutti possono esserne esperti.)?
La democrazia è un sistema politico che non funziona più, se mai ha funzionato sul serio.
La democrazia fa sì che al potere ci sia colui (o colei) che riscuote più consensi, che piace di più o nel peggiore dei casi, il meno peggio.
Io non vedo cosa ci sia di male a conferire potere a chi se lo merita, a chi ha studiato per anni, a chi riveste ruoli di rilievo da tempo. Preferisco l'optimus all'uomo qualunque. Anche quando non ne condivido a pieno il punto di vista. Perché un tecnico è colui che sa far funzionare qualcosa e di questi tempi serve, in primis, che lo Stato funzioni, come fosse una macchina.
Noi italiani, per cercare sempre di difendere i nostri ideali, finiamo per non far funzionare nulla, perché non ci accontentiamo mai.
Prima di sparare a zero su questo governo tecnico, prima di urlare nelle piazze "è morta la democrazia!" vediamo come va. A mio parere la democrazia, nel vero senso della parola!, è morta già tempo fa, è morta con Berlusconi, con i populismi e con la retorica.
Se democrazia vogliamo, facciamo in modo che gli italiani siano in grado di esercitarla e di viverla. Facciamo in modo che si vada a votare con consapevolezza. Prendiamoci questo tempo per vincere l'antipolitica, per renderci consapevoli delle nostre responsabilità in quanto cittadini. Se vi è un governo tecnico ora, e ciò lo si intende come un male (minore, ma pur sempre un male!), è per colpa nostra. E' perché non abbiamo saputo davvero esercitare la democrazia quanto potevamo ancora farlo.
Approfittiamo di questo stallo e ricreiamo una coscienza politica in ognuno di noi, sbarazziamoci delle solite facce (di destra e di sinistra) e facciamo sì che in futuro, l'eletto, colui che ha riscosso maggiori consensi, che piace di più sia anche un tecnico. Non solo uno dei due.

P.

Alberto ha detto...

Scrivere il necrologio della democrazia può essere pericoloso. La democrazia trattiene il respiro, la democrazia è sospesa, la democrazia deve fare un passo indietro. E' l'intero concetto di democrazia ad essere messo in discussione. Possiamo ammettere che il governo Monti rappresenti l'unica soluzione per sottrarre l'Italia al giogo dei mercati; è una soluzione che morirà nel giro di due anni e che quindi non potrà adottare misure sistemiche per migliorare lo stato del paese. Qual è dunque il nostro dovere? Abbiamo aperto il blog, prima che il governo fosse spazzato via, scrivendo di sentire la necessità di dover difendere qualcosa di irrinunciabile. Ecco che l'impegno si rinnova. Cosa fare? "Bruciare il sistema" come avete scritto significa concepire una cultura d'opposizione finalmente alternativa. Un altro modello economico è possibile se noi crediamo nella cultura del commercio solidale, nella ricchenza misurata in capitale umano e non in consumo o produttività. Il governo Monti non è una deroga alla democrazia, in termini costituzionali, ma lo rappresenta culturalmente nella misura in cui ci rassegniamo alla convinzione che la politica non è più cosa per noi, che la politica non possa veramente cambiare. L'ordine nuovo è quello delle nostre idee contro gli interessi dei poteri forti. Facciamole finalmente valere e democrazia sarà.

Alessandro Scoppa ha detto...

Non penso sia LA democrazia a non funzionare, quanto piuttosto questo nostro modello di democrazia, esercitato più o meno formalmente da un popolo disinteressato e sfiduciato dalla politica e più o meno attivamente da una classe dirigente assolutamente inadeguata alla situazione, per cultura e capacità, nonché, troppo spesso, di dubbia onestà e/o moralità. Del resto, le due cose, il disinteresse/ignoranza/sfiducia del popolo e l’inadeguatezza/dubbia onestà dei politici, sono collegate: se i secondi non sono all’altezza e, soprattutto, non danno l’esempio in molteplici aspetti della vita politica e sociale del Paese, come si può sperare che il popolo maturi rispetto, stima, interesse ed educazione politica?
Vorrei porre l’accento proprio sulla necessità della classe dirigente di dare l’esempio. L’attuale “casta” politica è chiaramente incapace di farsi interprete di un’azione politica e di governo adeguata alle reali ed urgenti necessità del Paese. Il neo-governo tecnico dovrebbe, in teoria, garantire la risoluzione dei problemi più urgenti, essendo formato appunto da tecnici esperti della materia. Già a questo punto avverto una stranezza: un governo formato da tecnici, ossia persone esperte, preparate, che sanno o ci si aspetta a ragione che sappiano quello che dicono e fanno, è una cosa straordinaria, un’eccezione. La norma quindi quale sarebbe? Che a governare siano gli ignoranti? Il diritto di voto attivo e passivo sono garantiti costituzionalmente a tutti i cittadini, senza alcuna limitazione se non quella dell’età e di essere, appunto, cittadini italiani; ma forse non sarebbe del tutto sbagliato porre dei requisiti legati all’“expertise” del candidato per l’accesso alle cariche chiave dello Stato. Ad ogni modo, l’attuale governo che ci aspettiamo formato da persone competenti, annuncia la necessità di fare sacrifici. Giusto. In fondo, uno Stato non è poi così diverso da una famiglia. In una famiglia in difficoltà, ognuno fa del proprio meglio per gestire e cercare di superare la situazione; uno Stato è una famiglia molto grande, che quando è in crisi, necessita del contributo di tutti i suoi membri per risollevarsi. Di tutti i suoi membri! Non solo dei figli. Che famiglia è quella in cui i figli si vedono tolto il pane di bocca per ingozzare i genitori? Sono piuttosto i genitori i primi a rinunciare alla propria parte per nutrire i figli. Dunque questi sacrifici che ci chiede oggi il Governo, chi li deve fare? Il popolo soltanto? E il Governo in primis, i parlamentari, i politici? Cioè coloro che hanno la responsabilità del Paese? Coloro che devono necessariamente indicare la strada da seguire, sennò vengono meno fin da subito a buona parte del loro ruolo? Continueranno a girare nelle auto blu e in elicottero? I parlamentari saranno ancora in numero spropositato, percepiranno ancora uno stipendio spropositato, una pensione spropositata, benefici e agevolazioni spropositate (e ingiustificate)? A tutti i livelli delle amministrazioni centrali e locali ci saranno ancora uno stuolo di cortigiani, perché altro non sono, che percepiranno ancora loro stipendi, pensioni, favori ecc.?
Sono consapevole che non è riducendo i costi della politica che si risolverà la crisi; che il problema è molto più profondo e complesso. Ma, come sempre, sono convito che il vero motore di un popolo sia il suo carattere, la sua personalità, la sua profondità culturale e morale, da cui nascono idee valide in ogni campo. Anche per una crescita di tipo economico. Un popolo che manca di spessore interiore è un popolo che non saprà creare un ambiente dove l’espressione e la realizzazione delle idee sia possibile, per il fatto che di idee non ne avrà. È un popolo destinato all’immobilismo rotto solo da slanci parassitari. E dunque, se in questa fase così difficile per il nostro Paese il Governo chiede sacrifici, affinchè questi sacrifici siano fatti con fiducia al futuro, è necessario che a cominciare siano proprio coloro che li richiedono.

Lucia ha detto...

Cerco di rispondere a ciascun commento:

Per Bianca e Alice:
le vostre posizioni più o meno coincidono, e rappresentano quei "leciti dubbi" di cui parlo nell'ultimo periodo dell'articolo. E' l'opinione di tutti quei cittadini delusi dalla politica del "meno peggio", e preoccupati di una svolta in senso troppo liberale del nuovo governo. Vedremo insime i risvolti sparando di trovarvi ancora una volta qui a commentare insieme.

Per Tito Santoni e MarcoR:
certamente anche l'attuale legge elettorale ha contribuito a creare la disastrosa situazione attuale. E anche certamente l'immagine del nuovo governo non può non essere accompagnata da una speranza collettiva, da un desiderio di totale distacco e discontinuità dal passato. Ma sperare non significa "fidarsi ciecamente" di tutto ciò che NON è Berlusconi: la realtà politica è assolutamente variegata e va al di là del semplice dibattito berlusconismo\antiberlusconismo. Il mio titolo parla di "fallimento" della democrazia e non "morte", laddove per fallimento intendo un compito mal riuscito, l'incapacità del sistema democratico di saper produrre una classe dirigente idonea,e che dunque è necessario imporci dall'alto un nuovo governo (nel caso specifico italiano e nel periodo storico che stiamo vivendo ovviamente). Dunque il mio non è il "necrologio" della democrazia, tutt'altro è un'invocazione di rinascita, ma una rinascita che parta dal basso, dai cittadini, dal popolo e non dalle leggi del mercato.

Per Federico: per risponderti ti rimando a quello che ho scritto sopra: l'uso del termine "fallimento" non è chiaramente utilizzato in termini di costituzionali. Il nuovo governo è assolutamente a norma, in regola con la costituzione della nostra repubblica: è un governo democratico in termini tecnici e costituzionali, ma come ha già scritto Alberto "Il governo Monti non è una deroga alla democrazia, in termini costituzionali, ma lo rappresenta culturalmente nella misura in cui ci rassegniamo alla convinzione che la politica non è più cosa per noi, che la politica non possa veramente cambiare". Il fallimento di cui parlo io è un fallimento culturale e sociale del nostro paese, il cui sistema democratico non è più in grado di produrre una classe dirigente idonea.

Per Anonimo:
ho dato la possiblità a tutti di partecipare anche in forma anonima, nonostante ciò mi piacerebbe poterci chiamare per nome: la conversazione è già virtuale, perchè "disumanizzarci" ancora di più non potendoci nemmeno chiamare per nome?
Passando oltre,il tuo commento è molto interessante, ma allo stesso tempo spaventevole. Trovo che abbia un concetto distorto di democrazia: democrazia non è eleggere chi più piace al popolo, democrazia è il popolo che comanda, il popolo che si è autoderminato, che ha deciso di dare alla nazione uno stato che si autigovernasse. Il ritorno ad un governo dell'optimus è un concetto involutivo in tutti i sensi, culturale, politico, etico e filosofico. Di questi tempi, invece che riflettere se la democrazia sia un sistema politico che funzioni, io riflettere di più se il nostro sistema economico sia un sistema che funzioni. Come dici tu prendiamoci questo tempo per sviluppare una coscienza critica in merito a quanto accaduto, ma mantenendo sempra la democrazia, quella correttamente funzionante, come il fine ultimo e più sublime del nostro riflettere e del nostro agire.

Per Alessandro Scoppa:
solo una cosa: Chapeau! [sciapò, se non lo sapessi leggere]

Anonimo ha detto...

Se non cambia la legge elettorale siamo sempre in trappola.

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