E’ passata una settimana dalla strage di Brindisi
e fiumi di inchiostro sono stati spesi
per commentare la morte di Melissa Bassi. E’ facile scadere nella retorica
quando si cercano le parole per descrivere la morte di un innocente. E’ una di quelle situazioni in cui siamo a
disagio. La realtà tocca le corde più profonde della sensibilità umana, e
risveglia quei millenari perché sul senso e sulla giustizia dell’esistenza. Ed ecco che ci ritroviamo tutti attaccati
alla tv, ai giornali alla ricerca di un perché, ci riversiamo in piazza obbedendo
a quel moto di rivolta che rivendica un senso alla nostra vita. Senza appellarci alla retorica o a infinite congetture
per rispondere alle nostre domande, la
riflessione più doverosa è una soltanto: in Italia è caduto anche l’ultimo
tabù, quello della scuola. Il nostro paese ha conosciuto Piazza Fontana, bombe
nelle stazioni e nelle questure, ha conosciuto la strage di Capaci e Piazza
della Loggia ma mai la violenza e lo stragismo avevano colpito quanto di più
sacro e più innocente possa esistere, ragazzi che vanno a scuola. E’ insopportabile
il senso d’angoscia e di impotenza difronte a quei quaderni che invece di
racchiudere cultura, bruciavano, ed
erano i resti di violenza e terrore. La
morte di Melissa è l’ennesimo colpo sul nostro
paese suicida, l’Italia, dove il lavoro è morte, e la scuola è morte. Si sgretolano sotto i nostri occhi i baluardi
dello stato sociale, assistiamo ad un’involuzione civile e culturale, e ora più che mai è necessario un atto di
ricostituzione della nostra democrazia mutilata dalla crisi economica e dal
degrado morale della politica. L’attenzione mediatica sui fatti di Brindisi è
calata vertiginosamente quando le ipotesi di una strage di mafia sono state confutate,
come se “il gesto di un folle” fosse una rassicurazione ai nostri peggiori
incubi di ritorno alla strategia della tensione. Viviamo in un’incognita pressoché totale
sulla futura classe dirigente del nostro paese, la crisi economica piaga la
società civile, l’astensione alle urne dilaga e l’antipolitica crea quei buchi
neri e quegli spazi vuoti che se non colmati da un riscatto delle forze
democratiche possono essere riempiti da una nuova stagione di tensione
sociale. Dobbiamo vivere la morte di Melissa non come un sacrificio
sull’altare della follia, ma come un’ingiustizia da riscattare e redimere con
legalità.
Lucia de Marco